Nuove accuse nel filone d'inchiesta di palazzo Centi

Nuove accuse nel filone d'inchiesta di palazzo Centi

Pubblicato da Redazione Antenna 2 il giorno 15-04-2017   16:54:35
Class, liste nozze - Avezzano, Via Corradini, 163
 

Spunta una nuova accusa nel filone legato alla sede di palazzo Centi a l'Aquila della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila sugli appalti in Regione ritenuti dubbi. Ai tre componenti della commissione di gara per l’aggiudicazione dei lavori di ricostruzione postterremoto 2009, i funzionari regionali Giancarlo Misantoni (presidente), l’architetto Roberto Guetti e l’ingegnere Silverio Salvi, è stato, infatti, contestato anche il reato di falso ideologico per una serie di verbali ritenuti dai pm non veritieri. Palazzo Centi, sede della Giunta regionale all’Aquila, costituiva una commessa da circa 13 milioni di euro il cui appalto è stato caratterizzato da ritardi burocratici e cambi di commissione. Secondo le accuse formulate dai pm, la Iciet Engineering di Castelli (Teramo), con una strategia che per gli inquirenti è chiara, sarebbe stata favorita per l’aggiudicazione del lavoro. L’azienda, il cui titolare, Eugenio Rosa, è attualmente sotto inchiesta, secondo l’accusa avrebbe avuto prima del bando la documentazione tecnica, vincendo l’offerta tecnica, ed è retrocessa in seguito all’offerta economica al terzo posto. Il bando è stato vinto dalla General Costruzioni di Venafro (Isernia) con un ribasso del 35%, al secondo posto la Cingoli Nicola e figli srl di Teramo. In questo filone sono indagate undici persone.
 L’appalto sulla ricostruzione di palazzo Centi, è bloccato: ad oggi il contratto con la ditta vincitrice Costruzioni Generali di Isernia non è stato ancora firmato, di conseguenza, il cantiere non è mai stato attivato e i lavori non sono cominciati, nonostante gli otto anni trascorsi dalla tragedia. Il futuro di questa commessa, di circa 13 milioni di euro, è incerto. In Regione, nell’ufficio patrimonio, si stanno valutando due ipotesi: il blocco dell’intero appalto in autotutela, oppure la richiesta di parere all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) per avere delucidazioni sulla via più opportuna da seguire.