IL PRESIDENTE DELLA BCESUL QUANTITATIVE EASING

IL PRESIDENTE DELLA BCESUL QUANTITATIVE EASING

Pubblicato da Plinio Olivotto il giorno 03-11-2017   16:09:09
Class, liste nozze - Avezzano, Via Corradini, 163
 

Nella conferenza stampa del 26 ottobre scorso il Presidente della Bce Mario Draghi, mantenendo fede a quanto dichiarato in settembre, ha annunciato che il rientro dal QE sarà lento. I mercati monetari e finanziari visto il sostegno che una siffatta misura fornisce al reddito nominale dell’Eurozona hanno ringraziato e festeggiato. Il QE è nato in Eurozona per riportare l’inflazione al 2%. Quest’ultima nei due anni e mezzo di acquisto delle attività è risalita, mostrando che il QE ha funzionato su questo aspetto, ma il problema ora è che l’aumento dei prezzi non è ancora indipendente dagli effetti degli acquisti. Il Presidente Mario Draghi, durante il suo intervento, ha illustrato le strategie di politica monetaria che verranno attuate dalla BCE nei mesi a venire. Dopo aver condotto una valutazione approfondita sulle prospettive dell’inflazione nell’Eurozona e sulla politica monetaria praticata dalla BCE il Consiglio direttivo da lui presieduto ha stabilito quattro mosse per perseguire l'obiettivo di stabilità dei prezzi al 2%. La prima è la cosiddetta ‘forward guidance’ (l’indicazione di come saranno modificati i tassi d’interesse): i tassi resteranno invariati al livello attuale per un periodo prolungato di tempo e comunque “ben al di là” della fine degli acquisti netti di attività. La seconda riguarda l’implementazione delle misure di politica monetaria non convenzionale. In proposito l’anno prossimo ci sarà solo una variazione delle quantità nel programma di acquisti delle attività che proseguirà almeno fino alla fine di settembre 2018. Più precisamente. Il ritmo mensile degli acquisti resterà invariato a 60 mld di euro fino alla fine del prossimo dicembre e sarà dimezzato a 30 miliardi di euro al mese a partire dal prossimo gennaio almeno fino alla fine di settembre 2018. Ma nel contempo resta l’opzione di prolungarli e addirittura di aumentarli di nuovo, se risultasse necessario. In altre parole, il supporto della Bce continuerà e nessuno oggi è in grado di stabilire quando finirà. “Se le prospettive diverranno meno favorevoli, o se le condizioni finanziarie non saranno in linea con gli ulteriori progressi verso [un’inflazione al 2%] (…) - ha affermato il Presidente Draghi - saremo pronti ad aumentare l'acquisto di attività in termini di dimensione e /o durata. Ottima mossa, aggiungiamo noi, per disorientare gli speculatori.
La terza mossa, prevede che l'Eurosistema, composto dalle diciannove Banche Centrali dei singoli Stati, continuerà a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza e lo farà per un “prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività” ed in ogni caso finché sarà necessario. Ciò contribuirà sia a condizioni di liquidità favorevoli sia ad un orientamento di politica monetaria adeguato. La quarta ed ultima mossa nelle parole di Draghi: “Le operazioni di rifinanziamento principali e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine con scadenza a tre mesi continueranno a essere condotte mediante aste a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi richiesti, finché necessario e almeno sino al termine dell’ultimo periodo di mantenimento delle riserve del 2019.” Questo significa che paesi ad elevato debito pubblico come l’Italia sono almeno per ora al riparo da crisi come quella del 2011 ma non potrà durare all’infinito. Insomma il futuro del Quantitative Easing è scritto, ma Draghi non vuole ancora parlare di tapering. A chi lo ha tirato in ballo durante la conferenza stampa ha seccamente risposto: “No, nessuno oggi ha usato la parola tapering e questo [la graduale riduzione dell’acquisto di attività] non è un tapering ma un ridimensionamento (downsize), una ricalibratura delle misure di stimolo.” In conclusione, la politica monetaria che la BCE sta implementando ha lo scopo di riportare l’inflazione al 2% attraverso lo stimolo della domanda aggregata interna per ridurre il ‘vuoto di Pil’ generatosi con la grande recessione e per far crescere i salari. La ricetta è: tassi d’interesse bassi e crescita trainata dalle esportazioni: favorite dal cambio dell’euro debole e dalle importazioni dei paesi del resto del mondo che crescono di più di quelli del continente europeo. La BCE, pur non avendo il ‘doppio mandato’ come la Fed degli Usa, si preoccupa della disoccupazione. Draghi ha ribadito che nell’Eurozona la disoccupazione è ancora troppo elevata visto che al tasso ufficiale del 9.1%, rilevato a fine agosto, vanno sommati un 3% di lavoratori sotto-occupati ed un 3.5% di inattivi. Quasi un 16% formato da persone che non trovano lavorano, da occupati che non sono soddisfatti della loro condizione e da persone che non cercano attivamente lavoro e non solo un 9.1%. La BCE punta quindi sulla crescita dell’occupazione per riportare l’inflazione al livello desiderato. L’occupazione e la crescita sono due suoi obiettivi sebbene asserviti alla stabilità dei prezzi: con buona pace di coloro che richiedono il ‘doppio mandato’ anche per la BCE.

Marco Boleo